la villa principale
La Storia

Situata sulle colline di Settignano, in splendida posizione panoramica con vista sulla città di Firenze e sulla valle dell’Arno, Villa Gamberaia sorge nel luogo in cui documenti del tardo ‘300 attestano la presenza di un podere con casa colonica appartenuto al convento di S. Martino a Mensola. Ai primi del ‘400, il podere fu acquistato da Matteo di Domenico, che adottò in seguito il cognome Gamberelli. Due dei suoi figli, Bernardo ed Antonio Rossellino, furono annoverati tra i più insigni architetti e scultori dell’epoca. Il nome della località, e con essa il cognome Gamberelli, possono essere fatti risalire con tutta probabilità ai gamberi che all’epoca venivano pescati nei vicini bacini d’acqua dolce.
Ai primi del ‘600, Zanobi Lapi, facoltoso e colto mercante Fiorentino arricchitosi nella produzione e nel commercio delle stoffe di lusso, acquistò la villa e dette inizio alla costruzione del corpo principale sfruttando, in parte, fondamenta già esistenti. È a lui ed a suoi due nipoti che si devono la ricomposizione delle due aree principali del giardino e la creazione dell’ingegnoso sistema di fontane. Un secolo più tardi, la tenuta, che comprendeva ormai una quindicina di case coloniche, passò nelle mani dei marchesi Capponi. Grazie ai lavori che questi vi fecero eseguire, la villa entrò presto nel novero delle più belle ville Fiorentine. In un’antica pianta della tenuta (c.1725-30) e nelle incisioni di Giuseppe Zocchi (c.1744) si possono già scorgere chiaramente gli elementi che tutt’oggi caratterizzano la villa: i due assi longitudinali, orientati da nord verso sud, il viale d’ingresso ombreggiato da filari di cipressi ed il lungo viale a prato, il bowling-green, l’asse trasversale, con andamento da est verso ovest, che dà forma al cabinet de rocaille (gabinetto rustico), bordato da boschetti di lecci, il terrazzo superiore con la sua limonaia e, all’estremità meridionale, il sofisticato parterre alla francese completo di voliera e “garenna” o “isola dei conigli”. Ad adornare grotte e pareti dei giardini statue, busti delle quattro stagioni ed urne.
L’ultimo intervento subito dal giardino, nonché l’unico eseguitovi in epoca moderna, fu la trasformazione di quel che rimaneva del vecchio parterre de broderie ubicato a sud della villa per volere di due talentuose proprietarie: la principessa romena Catherine Jeanne Ghyka, nata Keshko, sorella della Regina Natalia di Serbia, che progettò il celebre parterre d’eau (iniziato nel periodo 1896-98) e l’americana Matilda Cass Ledyard, baronessa von Ketteler, che conferì al giardino il carattere prevalentemente “sempreverde” e le forme architettoniche che possiamo tutt’oggi ammirare (c.1925-1935).
Successivamente alla sua parziale distruzione nel corso della II Guerra Mondiale, nel 1954 la villa fu acquistata dall’industriale italiano Marcello Marchi, la cui famiglia era proprietaria di altre residenze storiche in terra di Toscana. Furono lui e la moglie Nerina von Erdberg a sottoporre la villa ed il giardino ad importanti lavori di restauro, immortalati nelle fotografie di Balthazar Korab (1966), che li restituirono al loro antico splendore. Nel 1994, la proprietà della villa passò alla figlia Franca (†1998) ed al marito Luigi Zalum, che proseguirono nell’opera di conservazione e restauro avviata dal padre. Anticamente originaria del principato Serbo di Zahlum (oggi Erzegovina) la famiglia Zalum è conosciuta per le attività mercantili e bancarie che esercita nella città di Livorno sin dai primi del ‘700.
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