I Giardini

La villa è famosa per il design unico dei suoi giardini, originariamente progettati da Zanobi Lapi e dai suoi nipoti nella prima metà del XVII secolo e conservati fino ad oggi con pochi cambiamenti importanti. Secondo Edith Wharton, la Gamberaia era "probabilmente l'esempio più perfetto dell'arte di produrre un grande effetto su piccola scala".

Il progetto ha ispirato architetti del paesaggio e giardinieri di tutto il mondo, tra cui Charles Platt, A. E. Hanson e Ellen Shipman negli Stati Uniti e Cecil Pinsent e Pietro Porcinai in Italia e nel Regno Unito.

Nel 2010 la Gamberaia è stata scelta come modello per il giardino toscano della Richmond County Save Foundation, ricreato a Snug Harbor, Staten Island, New York.

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I nostro giardini sono aperti dalle 9:00 alle 19:00 (ultimo ingresso alle 18:00) durante la settimana. Il costo del biglietto è di 20 € per persona e 15 € per gli studenti. Il telefono di contatto per le visite di domenica e festivi è: +39 3472386326. La domenica i giardini sono aperti dalle 9:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle 17:00)

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Siete pregati di prenotare il vostro biglietto per i Giardini usando il link presente sul nostro sito, dato che possiamo accogliere soltanto un numero limitato di visitatori allo stesso tempo.

La visita all'interno della Villa ha un costo di 20 € per persona ed è disponibile solo su prenotazione dal martedì al sabato, dalle 9:00 alle 12:00.

Se arrivate in macchina, trovere un parcheggio disponibile di fronte al cancello di Villa Gamberaia.

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Impressioni e Memorie su Villa Gamberaia

Edith Wharton, Ville italiane e loro giardini trad. italiana dell’edizione inglese, Londra 1903 (Firenze: Passagli, 1983), pp. 33 e 37.

Probabilmente il migliore esempio dell’arte di produrre un effetto grandioso operando su piccole dimensioni, perfino in Italia, dove piccoli ed irregolari appezzamenti di terreno sono stati così spesso utilizzati con meravigliosa ingegnosità perché essa riassume in uno spazio sorprendentemente ristretto, senza però alcun senso di sovraffollamento, quasi tutte le migliori caratteristiche dell’antico giardino italiano: libera circolazione d’aria e di sole tutt’intorno alla casa; abbondanza d’acqua; facile accesso a zone densamente ombreggiate; passeggiate riparate con differenti panorami; una varietà di effetti prodotti dall’ingegnoso uso dei dislivelli; e infine, gran respiro e semplicità di composizione.

Charles Latham, I Giardini italiani (Londra, 1905) p. 113.

Se si raggiunge la bellezza pura, si ottiene la cosa migliore che Dio ha da dare. Così ha parlato un vecchio pittore molto tempo fa, e le sue parole mi sono venute in mente in un pomeriggio di giugno quando ho deviato verso Villa Gamberaia. Dal momento che si oltrepassa il cancello di ingresso, con i suoi cipressi che fanno da sentinella, l’impressione è di tale bellezza che finalmente, per forza di cose, la mente torna indietro al forte Caprarola o al tragico Este, solo per tornare ancora una volta a immergersi nella perfezione della villa toscana.

Gamberaia sorge su una lunga e stretta lingua di terra; non è grande, ma è utilizzata e gestita in modo da dare tutto ciò che la mente può desiderare in merito alla varietà, e allo spazio stesso.

Geoffrey Jellicoe, Giardini italiani del Rinacimento, (Londra, 1925 e 1953) p. 19

A Villa Gamberaia, tuttavia, l’obiettivo di una elaborata varietà è stato perseguito anche nello schema cromatico, che inizia dai toni dell’avorio e del marrone della casa, e muta in tutte le sfumature del verde, a partire dal verde scuro del cipresso, attraverso le varietà di bosso, tasso, lecci fino ad arrivare al verde chiaro degli alberi di limoni e dell’erba.

Geoffrey Jellicoe, Ottant’anni di studi di un architetto paesaggista, vol. I, (Woodbridge, Suffolk 1993) p. 26

Certo, le menti della famiglia fiorentina dei Capponi erano originali e creative. In primo luogo, nel 1570, hanno creato i giardini asimmetrici curati in ogni dettaglio ad Arcetri, vicino Firenze, un design semplice che ha somiglianze a Melcombe Bingham in Inghilterra; e finalmente nel 1717 hanno completato il complesso di Villa Gamberaia a Settignano, dall’altra parte della valle dell’Arno, il cui concetto di paesaggio domestico è nell’opinione comune il più ragionato che il mondo occidentale abbia conosciuto.

Harold Acton, Ville toscane. (Milano: Mondadori, 1984; prima edizione, inglese, London 1973), p. 151

In nessun altro luogo della mia memoria liquido e solido sono stati mescolati con altrettanta raffinatezza in una dimensione che è umana e tuttavia grandiosa senza pomposità. . . . Si resta con un’impressione duratura di serenità, dignità e beato riposo.

Bernard Berenson, Tramonto e crepuscolo – ultimi diari 1947-1958 , (Milano: Feltrinelli, 1966) p.54-55
4 marzo 1948

Sono andato a piedi alla Villa Gamberaia. L’ho trovata trascurata, negletta, l’erba alta, non falciata, i rami degli alberi stroncati che sembrano elefanti dalla proboscide rotta. Eppure il posto serba sempre la sua attrattiva, ispira ancora nostalgia, ispira sogni, dolci sogni. La sua bellezza è tanta, nonostante lo stato di decadimento, che si rimane assorti a guardarla, a contemplarla. La terrazza, le vasche, la grande abside di cipressi tagliati, il prato fra le siepi che da lontano sembra una barca navigante nello spazio e la veduta sul paesaggio pacifico delle montagne chiantigiane e più lontano, dietro alle cupole e alle torri, le vette nevose degli Appennini, l’Arno che riluce giù nella pianura.

5 marzo 1948

Cinquant’anni fa avevo cominciato a frequentare quel paradiso che apparteneva allora a una signora rumena narcisistica che viveva misteriosamente, innamorata forse di se stessa e certamente della propria creazione: il giardino della Gamberaia. Gamberaia è rimasta per me, fino agli anni dieci di questo secolo, uno dei fari, una delle soste magiche nella vita.

Cecil Pinsent, Giardini moderni all’italiana, “il giardino fiorito” 1931 giugno, p.69

Oggi il giardino deve darci l’impressione che la casa si estenda all’aria aperta, e i suoi diversi aspetti devono celarsi l’uno all’altro in modo che passeggiandovi si venga colti da una serie varia di impressioni più che da un sol colpo d’occhio.
Il miglior esempio di questa disposizione l’abbiamo alla Villa Gamberaia dopo aver passeggiato in quel giardino, relativamente piccolo di area, ci si allontana con l’impressione d’aver scorso più orizzonti di quel che in realtà sia stato.

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